mardi 23 septembre 2014

I pugni in tasca



I pugni in tasca è un film del 1965, scritto e diretto da Marco Bellocchio, all'esordio nella regia di un lungometraggio. Si tratta di un film manifesto, per certi versi anticipatore della contestazione sessantottina. Il film è stato selezionato tra i 100 film italiani da salvare[1].

La storia si svolge in uno spazio chiuso, angosciante, dove vivono i componenti di una famiglia borghese piacentina senza pace, malsana e autodistruttriva, talmente attaccati gli uni con gli altri, che soli non hanno ragione di esistere:
la madre, cieca, ancorata ai ricordi il fratello minore Leone, affetto da ritardo mentale ed epilessia: un ragazzo tenero, indifeso ed immensamente dolce ma inutile agli occhi degli altri familiari Augusto, il fratello maggiore, l'unico "normale", cinico e mediocre, che aspira a farsi una propria famiglia, al benessere economico, all'integrazione nella società ad ogni costo
Giulia, l'unica sorella, molto curiosa nei confronti dei vari aspetti della vita (spia le prostitute) e apparentemente normale, è in realtà anch'essa disturbata e ferma psicologicamente ad una preadolescenza che la lega morbosamente al fratello Sandro, al punto da consumare un incesto. Alessandro, o Sandro: pazzo ed epilettico anch'egli, è tuttavia anche lucido nell'avvertire il disagio della famiglia, un disagio che lo ossessiona al punto da desiderare la morte dei componenti. Sandro non sa uscire dalla propria autocontemplazione, dal suo estremo narcisismo e non sa crearsi nessun rapporto se non all'interno dalla famiglia.

Il film venne realizzato in grande economia e circolò con una distribuzione indipendente. La famiglia Bellocchio contribuì alla realizzazione del film: il fratello di Marco Bellocchio, Tonino, finanziò l'opera con cinquanta milioni; l'interno della casa è quello della madre del regista[2].

Le riprese in esterno furono girate tra Bobbio e Piacenza. Il montaggio fu curato da Silvano Agosti che usò lo pseudonimo di Aurelio Mangiarotti (un suo amico muratore che viveva in Francia). Per completare il lavoro, Silvano Agosti impiegò 26 giorni in totale autonomia[3].

Lou Castel e Paola Pitagora in una scena del film

Per il ruolo di protagonista era stato contattato Gianni Morandi. Per il ruolo di Giulia, Bellocchio aveva pensato a Susan Strasberg e a Raffaella Carrà, per quello di Augusto a Maurice Ronet.

Lou Castel, nel ruolo di Alessandro, è riuscito genialmente a modificare il suo personaggio, aggiungendovi una dolcezza imprevista che lo rende ancora più crudele e tagliente. Meravigliose le scene in cui si abbandona totalmente a sé stesso pensando di non essere visto (per esempio davanti alla madre cieca). Durante le riprese Castel aveva spesso reazioni esilaranti o violente, costringendo la troupe a interrompere le riprese o il regista a modificare una scena; Masé reagiva male alle provocazioni di Castel, giungendo anche a schiaffeggiarlo[4]. Pur recitando in italiano nel film, Castel fu doppiato a causa del forte accento straniero.

Una scena del film

Il film fu proiettato per la prima volta in pubblico il 31 ottobre 1965 (v.c. n. 45471 del 28-7-1965). Fu distribuito anche in Francia (Les poings dans les poches - Hyères, maggio 1966 - 85'), Germania Occidentale (Mit der Faust in der Tasche - 5-12-1969 - 108'), Gran Bretagna (Fists in the Pocket - 1966 - 113') e Usa (Fist in His Pocket - 1968 - 105').


Note
Rete degli Spettatori
2 Sandro Bernardi, Marco Bellocchio, Il Castoro, 1978, pag. 28
3 dichiarazioni rilasciate al sito www.formacinema.it [1]
4 Sandro Bernardi, id.

Fonte: Wikipedia